Ureteroscopia
- Durante quest’operazione, il paziente viene sottoposto ad anestesia totale.
- Un ureteroscopio viene introdotto attraverso l’uretra e la vescica, passando per l’uretere (un canale che conduce l’urina dai reni alla vescica) o per i reni.
- Potrebbe essere necessario eseguire una radiografia, con agente di contrasto (colorante), dell’uretere, per permettere all’urologo di analizzare la posizione dei calcoli ed escludere eventuali anomalie.
- L’ureteroscopio presenta una forma allungata e sottile, con uncona fotocamera a fibra ottica, nella sezione finale.
- Una volta individuati i calcoli, questi verranno tolti direttamente l’aiuto di un “cestello” (basket) o con il supporto di un laser che distruggerà il calcolo in parti più piccole, per poi rimuoverle con il basket.
Alcuni tipi di ureteroscopio sono flessibili, rispetto ad altri più rigidi.
Preparazione per l’intervento
Chiedere sempre, al medico, i possibili passaggi dell’operazione ed eventuali istruzioni, poiché potrebbero dipendere dalla struttura ospedaliera e dal paese di residenza.
Le istruzioni potrebbero essere:
- Smettere di assumere alcuni farmaci, come anticoagulanti
- Svuotare la vescica prima dell’intervento
- Pianificare gli antidolorifici da assumere dopo l’intervento (se necessario). Discuterne prima con il medico
- Organizzare il rientro a casa dopo la dimissione dall’ospedale
- Evitare l’assunzione di cibo, liquidi e smettere di fumare dalle 6 alle 8 ore prima dell’intervento, per la preparazione all’anestesia
Prima dell’operazione chirurgica, un membro del team medico, solitamente l’anestesista, valuterà quale sia il miglior metodo per la somministrazione dell’anestesia.
Ciò dipende dalla struttura ospedaliera e dal paese di residenza.
I metodi di somministrazione per l’anestesia possono essere:
- Anestesia totale
- Epidurale (anestetico utilizzato per desensibilizzare la metà inferiore del corpo) con o senza sedazione
Sarà possibile richiedere al paziente un esame delle urine, prima dell’intervento, per valutare eventuali infezioni del tratto urinario.
Assistenza medica
Oltre al medico e agli assistenti sanitari, responsabili per il trattamento del paziente, sarà importante mettersi in contatto con il proprio medico di base o altri esperti del settore per ulteriori informazioni.
Il paziente potrà sentirsi più proprio agio nell’affrontare la procedura, qualora ricevesse un supporto dal proprio partner o dai familiari. Sarà importante annotare eventuali domande per discuterne con il medico.
Spesso, durante la visita, verrà richiesta tutta la storia medica del paziente. Se l’ureteroscopia viene utilizzata per diagnosticare un tumore della pelvi renale o dell’uretere, una TC o una MRI potranno rilevare le dimensioni del tumore e la diffusione nelle vene locali, linfonodi o organi circostanti. Ciò è importante per determinare ogni ulteriore trattamento. Il medico potrà, inoltre, eseguire il test di sangue e urine.
Con i risultati ottenuti l’urologo potrà definire lo stadio della malattia. Il patologo determinerà il sottotipo tumorale e se sia presente o meno in una forma aggressiva analizzando i tessuti tumorali, prelevati sia durante l’intervento che nella biopsia. La classificazione viene rappresentata dall’insieme di questi elementi: lo stadio, il sottotipo e l’aggressività.
La classificazione del tumore al rene e agli ureteri viene impiegata per dare una stima della prognosi individuale del paziente. In base a quest’ultima, il medico comunicherà il miglior percorso di trattamento. In alcuni casi saranno necessari test supplementari per controllare la funzione renale. Questi esami sono importanti qualora il paziente possieda un solo rene o se sia a rischio di disfunzione renale, a causa di diabete, alta pressione sanguigna, infezioni croniche o malattie renali.
L’intervento
Questa animazione mostra cosa accade quando ci si sottopone ad un ureteroscopia.
La procedura nella seguente animazione viene eseguita con un ureteroscopio flessibile, che, come il nome suggerisce, presenta nella sezione finale dello strumento una parte, appunto, flessibile, la quale permette l’accesso in aree interne al rene altrimenti difficili da raggiungere.
Cosa aspettarsi dopo la procedura
In alcuni pazienti viene inserito nell’uretere un piccolo tubo chiamato Stent (Fig.2). Questo dispositivo convoglia il flusso urinario direttamente nella vescica poiché l’uretere potrebbe ingrossarsi temporaneamente dopo l’intervento, impedendo il flusso di urine.
Dopo l’operazione al paziente potrà essere applicato un catetere urinario, un condotto artificiale che viene posizionato attraverso l’uretra nella vescica che permette il drenaggio dell’urina. Il paziente potrebbe anche aver bisogno di un’infusione che aiuti a regolare i fluidi nel corpo.
A seconda delle disposizioni ospedaliere, il paziente procederà al ricovero ospedaliero o alla degenza domiciliare dopo il trattamento. Tenere sotto osservazione la pressione sanguigna, il battito cardiaco ed eventuale dolore. Stabilire con l’assistente sanitario l’orario di visita.
Il catetere urinario e/o lo stent sono solitamente rimossi in poco tempo dopo la procedura. Il paziente sarà dimesso dall’ospedale qualora sia in grado di svuotare sufficientemente la vescica, se non si sviluppa una febbre e se c’è assenza di dolore. Si potrebbero infatti avvertire dei dolori leggeri o moderati nella parte inferiore dell’addome e di conseguenza sentire l’urgenza di urinare. Questi sintomi sono solitamente il risultato dell’intersezione di catetere e stent, sintomi per i quali esistono dei farmaci appositi per essere trattati.
Cosa aspettarsi una volta a casa
Il medico al momento della dimissione fornirà le istruzioni necessarie per il riposo, per la guida e la ripresa dell’attività fisica dopo la procedura.
Se uno stent JJ fosse applicato durante la procedura e non venisse rimosso prima della dimissione, sarà il medico a comunicare quando sarà necessario; solitamente il periodo di tempo può variare da parecchi giorni a diverse settimane.
Il paziente potrebbe riscontrare forti sintomi urinari dopo l’operazione, dovuti all’introduzione degli strumenti nel tratto urinario. Questi problemi si risolveranno nel giro di qualche settimana.
I sintomi consistono in:
- Sensazione di lieve bruciore durante la minzione.
- Piccole quantità di sangue nelle urine.
- Lieve fastidio nell’area vescicale e renale durante la minzione.
- Necessità di urinare più frequentemente o più urgentemente.
- Dolore dovuto da abrasione interna che richiede tempo per guarire.
Provare a bere spesso ma in piccole quantità. A volte i coaguli sanguigni possono generare dolore (colica). L’urina contiene una sostanza, detta urochinasi, che dissolverà il coagulo.
Se il dolore persiste, nonostante gli antidolorifici, contattare il medico o l’ospedale.
Cosa fare la prima settimana dopo l’intervento
- Provare ad assumere liquidi a sufficienza: un litro e mezzo al giorno (in piccole quantità) per facilitare il flusso urinario e l’espulsione spontanea di piccoli frammenti dei calcoli.
- Provare a non avere rapporti sessuali nella prima settimana dopo l’intervento per evitare infezioni del tratto urinario.
- Assumere più verdure e meno carne per rendere più morbide le feci. Qualora si riscontrassero problemi nella defecazione, un controllo contribuirà al processo di guarigione interno.
- Riposarsi durante la prima settimana dopo l’intervento; sarà permesso sollevare un massimo di 5kg e camminare. Il paziente potrà tornare a svolgere attività fisica e andare in bicicletta dopo questo periodo.
Quando è necessario contattare l’ospedale e il medico di base
- In presenza di febbre superiore a 38.5 °C.
- In presenza di forte bruciore (non lieve) durante la minzione.
- In caso di incapacità di minzione autonoma.
- In presenza di ingenti quantità di sangue nell’urina, che non scompaiono malgrado riposo e idratazione.
- In presenza di forti dolori al fianco, nonostante gli antidolorifici.
Sarà necessario informare il dottore qualora si presentassero problemi come emorragia, forti dolori, problemi a lungo termine o peggioramenti dopo il rilascio.
Il medico potrà prescrivere degli antibiotici per trattare o prevenire un’infezione o anche alleviare il dolore. Sarà necessario comunicare al medico ogni probabile segno di infezione, compresi dolore acuti, brividi o febbre.
Follow-up
Gli incontri di follow-up saranno organizzati prima della dimissione ospedaliera e possono includere:
- Discussione sui risultati di laboratorio.
- Controlli con ultrasuoni o raggi X
- Rimozione dello stent doppia J
Risultati di laboratorio
Il calcolo rimosso viene inviato in laboratorio perché venga determinata la sua composizione. Questo procedimento potrà richiedere qualche settimana. In base ai risultati ottenuti in laboratorio, insieme agli esami del sangue e delle urine eseguiti prima del trattamento, il medico sarà in grado di determinare la possibilità di formazione di nuovi calcoli (recidiva).
In caso di ureteroscopia per sospetto tumore, l’esame istologico verrà consegnato dopo circa due settimane, e il medico le indicherà i passi successivi.
Controlli con ultrasuoni o raggi X
Il medico potrà inoltre effettuare degli esami a ultrasuoni o raggi X per controllare la presenza di eventuali calcoli rimasti e assicurarsi che non vi siano problemi nel passaggio dell’urina dai reni alla vescica.
Rimozione stent doppia J
La rimozione di uno stent doppia J può impiegare generalmente un paio di minuti. Il paziente potrebbe percepire un dolore di intensità lieve o moderata nel basso ventre, e sentire contemporaneamente un urgente bisogno di urinare. Tali sintomi sono solitamente causati dallo stent inserito. Per alleviare questi sintomi esistono dei farmaci specifici. Rivolgersi al medico.
Cambiamenti nello stile di vita
Il medico fornirà le dovute indicazioni al paziente sui cambiamenti dello stile di vita, anche nei casi in cui non vi sia rischio di formazione di nuovi calcoli.
I cambiamenti dello stile di vita possono includere:
- Aumentare l’assunzione di liquidi a 2.5-3 litri al giorno per il PH dell’urina.
- Mantenere uno stile alimentare sano, assumendo meno carne e alcool e maggiori quantità di verdure e fibre, per regolarizzare il livello del calcio e assumere meno proteine animali.
- Mantenere il peso corporeo nella norma (indice di massa corporea consono) e una adeguata attività fisica.
Cosa fare qualora il medico sospetti un alto rischio di riformazione dei calcoli nel paziente
Nel caso in cui i risultati mostrino un alto rischio di formazione di calcoli nel paziente, il medico eseguirà una valutazione metabolica, una serie di esami del sangue e delle urine per determinarne le cause. Secondo i risultati, si potranno raccomandare misure preventive o ulteriori esami. Oltre ad un cambiamento dello stile di vita, al paziente potrà essere prescritta l’assunzione di farmaci specifici, per ridurre il rischio di recidiva. Generalmente, questo tipo di medicinali, non causeranno effetti collaterali.